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La lotta al tabagismo richiede il coinvolgimento di più figure professionali quali pneumologi, medici di medicina generale, infermieri, ostetriche e farmacisti e una maggiore consapevolezza del cittadino in merito ai danni provocati dal fumo. A sottolinearlo sono stati i protagonisti del secondo evento formativo organizzato dall’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) svoltosi lo scorso 15 maggio a Roma nell’ambito del progetto “Prevenzione e terapia delle patologie respiratorie croniche”.

La giornata è stata occasione per fare il punto, a livello collegiale, su quelli che devono essere i requisiti essenziali di un centro antifumo a conduzione pneumologica e sugli indicatori di intervento da sviluppare al fine di elaborare un nuovo modello organizzativo ed operativo da applicare a una realtà ormai sconosciuta nel panorama italiano: il centro antifumo.

“Oggi l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) ha riunito a Roma i centri antifumo (CAF) a conduzione pneumologica del centro, Sud e isole completando il percorso di aggiornamento e censimento nazionale iniziato in marzo a Milano” commenta Cristina Cinti del Gruppo di Studio AIPO Attività educazionale, prevenzione ed epidemiologia. “Così facendo ha tentato di rispondere a un’esigenza dei centri: quella di fare rete, di sentirsi supportati nell’interazione con le istituzioni al fine di ottenere maggiore visibilità e quindi maggiori risorse e opportunità di intervento”.

“A fronte dei pesanti tagli al sistema sanitario nazionale tutti i partecipanti hanno confermato che pur segnalando l'esigenza di maggiori spazi, di un incremento di personale e di ore lavorative da destinare all'attività antifumo, sia prioritario mantenere al massimo il livello d'attività dei CAF pneumologi per la cura del tabagismo e delle malattie respiratorie correlate. In questo momento storico dobbiamo quindi agire sul fronte della formazione: formare e mantenere aggiornato e preparato il personale sanitario medico e non medico, dipendente e volontario che opera all’interno dei CAF. L’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri, che può contare su un apparato formativo altamente efficiente, può avere un ruolo determinante in tal senso. Personale non medico e volontario Ben preparato potrebbero essere risorse fondamentali da dedicare all'attività antifumo nei CAF e per attività educativa di prevenzione primaria ad esempio nelle scuole.”

“Una strada indispensabile da percorrere contemporaneamente è la condivisione dei percorsi antitabagici con le altre società scientifiche, in particolare con i Medici di Medicina Generale e con le Associazioni di volontariato” conclude Cristina Cinti.

“La pneumologia è la specialità medica maggiormente coinvolta nella lotta al tabagismo. Oggi siamo qui riuniti a Roma per analizzare e comprendere le problematiche che i centri antifumo a conduzione pneumologica si trovano a dover affrontare ogni giorno” commenta Rosastella PrincipeResponsabile Centro Antifumo Aziendale Prevenzione e Terapia del tabagismo, Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma.

“Tra le difficoltà segnalate emergono la carenza di personale e il ridotto numero di ore che possono essere dedicate all’attività presso il centro antifumo a fronte dei pesanti carichi lavorativi ai quali sono sottoposti gli pneumologi.” “Inoltre” continua Rosastella Principe “è emersa in maniera significativa l’importanza della relazione con la medicina territoriale, fondamentale ai fini dell’incremento degli accessi di utenti ai centri antifumo.”

“Il nostro obiettivo, come gruppo di studio all’interno di AIPO, è quello di aumentare la conoscenza dei centri antifumo al fine di proporre l’inserimento del trattamento del tabagismo nel nostro Servizio Sanitario Nazionale, come diritto alla salute del cittadino di ricevere la cura per tale patologia come già riconosciuta dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità.L’evento di oggi, condotto in maniera pragmatica ed efficace, vuole rappresentare un passo avanti ai fini del raggiungimento di tale obiettivo. Maggiore conoscenza che si può ottenere tramite l’intervento del medico di base, che deve indirizzare al centro il paziente tabagista e visibilità tramite i moderni mezzi di comunicazione rivolti alla popolazione generale. E’ fondamentale che i cittadini sappiano, in particolare chi ha già una malattia fumo-correlata, che esistono i centri antifumo gestiti da personale molto competente e caratterizzati da un’ottima operatività sia per quanto riguarda il trattamento comportamentale che farmacologico.”

“Invito tutti i fumatori che intendono smettere a recarsi al centro antifumo più vicino al luogo in cui vivono” possono trovare i contatti ed i riferimenti più idonei dei centri antifumo su www.6elle.net   o telefonando al N. Verde dell’Istituto Superiore di Sanità 800554088, “senza continuare a provare a smettere da soli. Ricordo infatti che la percentuale di cessazione dal fumo a un anno è pari al 2% quando il fumatore prova a smettere da solo e si assesta attorno al 35% per quegli utenti che si sono affidati ai percorsi basati su evidenze scientifiche, quali la terapia cognitivo-comportamentale e farmacologica, proposti dai centri antifumo” conclude Principe.

“Ho cominciato a dedicarmi alla lotta al tabagismo grazie ad AIPO” commenta Antonio Costantino Responsabile dell’Ambulatorio per il Tabagismo presso l’Azienda Ospedaliera “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro.  “L’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri ha il merito storico di aver elaborato documenti di indiscussa qualità e autorevolezza scientifica che si sono dimostrati strumenti estremamente utili nella lotta al tabagismo.”

“La pneumologia così come altre specialità mediche sta vivendo un momento di profonda sofferenza. E’ indispensabile unire le forze e creare delle interazioni di tipo collaborativo tra società scientifiche” conclude Antonio Costantino. 

Ufficio Stampa AIPO